Filosofia, ideazione e strutturazione di un coffee concept: l’esperienza Chiaroscuro
Quando il primo locale Chiaroscuro, in via del Corso a Firenze, aprì i battenti, era il 1999. L’idea che lo guidava era nuova: offrire una vasta scelta di tè, cioccolate e sopratutto caffé da varie parti del mondo, ma ancora più innovativa era, a mio avviso, la volontà di fare cultura, di raccontare i caffé, di far capire quale mondo immenso e sfaccettato fosse quello dei piccoli chicchi.
Il bar Chiaroscuro non era nato per essere un franchising, il suo arredamento, i lampadari di modernariato, il banco in alluminio fuso a lastra, le cornici invecchiate, furono scelte come pezzo unico, e fu solo quando ci si rese conto del successo e, con il passare degli anni, del rimanere forte e attuale del progetto che si cominciò a pensare ad un concetto di franchising.
Pensare un concetto di franchising vuol dire innanzitutto fare filosofia. Quali sono i messaggi che questo concetto vuole dare? Quali sono i punti forti che veicolerà, e che si suppone possano trovare spazio nel mercato? Da queste decisioni, e convinzioni, tutto il resto, come l’arredamento, solo che stavolta l’arredamento non si può pensare come un pezzo unico!
Per il concetto Chiaroscuro si è scelto di creare un arredamento e un manuale di arredamento che consentissero, con disegni, schede tecniche e schede del materiale, di poter costruire un locale Chiaroscuro in ogni nazione in maniera autonoma, senza dipende dagli alti costi di mano d’opera e soprattutto di spedizione dall’Italia. Ma lo stile, caldo e confortevole, rimanevano quelli italiani.
Con il tempo la filosofia di base, la volontà di fare cultura, si è sempre più chiarita anche a noi stessi, fino a portare alla linea grafica dei girotazza e dei pannelli che raccontano, unica caffetteria a farlo, i diversi caffé che compongono la miscela che stiamo assaggiando nel nostro espresso.
Bar in franchising, Coffee concept
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